venerdì 11 gennaio 2019

INCONTRO CON L'AUTRICE ADRIANA PANNITTERI

Il giorno mercoledì 24 ottobre si è tenuto nella nostra scuola l'incontro con una nota scrittrice e giornalista, Adriana Pannitteri, per intervistarla sul suo ultimo romanzo "Cronaca di un delitto annunciato". E' stata per noi una giornata emozionante perché abbiamo potuto rivolgerle molte domande che avevamo preparato con le nostre docenti nell'ambito di un laboratorio che ha trattato proprio il tema del "femminicidio", della violenza sulle donne, un tema che riguarda appunto il delitto di genere e che è purtroppo così drammaticamente attuale, tanto da essere presente nelle cronache quotidiane dei nostri telegiornali.
Il romanzo della giornalista RAI racconta la storia di Antonio, carabiniere di origini siciliane che pensa di aver raggiunto una vita tranquilla grazie a un buon lavoro, a una bella moglie, a un figlio adorabile, e di Maria Grazia, giornalista di un'importante TV nazionale che riceverà le lettere di Antonio e sarà costretta a confrontarsi  con una vicenda finita tragicamente.
Una delle domande poste all'autrice è stata proprio: perché Antonio, che era un padre amorevole e un carabiniere, è stato capace di compiere una tale atrocità? Si sarebbe potuto fare qualcosa per fermarlo? E ancora: che cosa spinge un uomo a prendere carta e penna e a scrivere decine di lettere a una sconosciuta ripercorrendo i tormenti e i vuoti della propria esistenza? Perché ha scelto proprio lei? E che cosa voleva ottenere?
Credo - ci ha spiegato la giornalista - che il fatto che Antonio abbia mandato le lettere proprio a me sia completamente casuale e che non le abbia scritte come atto di redenzione o ricerca di perdono, bensì per cercare di fare una autoanalisi e capire come sia potuto arrivare a quel punto.
Questo incontro che ha rappresentato il culmine di un percorso laboratoriale sulla violenza sulle donne ci ha fatto riflettere su quanto sia importante il riconoscimento della libertà reciproca. Educare alla parità e opporsi alla violenza di genere non vuol dire la necessità di superare le differenze, anzi, significa valorizzare la differenza nella logica del rispetto , della pari dignità, della reciprocità. Siamo tutti diversi ma uguali nei diritti e il diritto di libertà,all'autodeterminazione e al rispetto è basilare per declinare poi tutti gli altri. E si tratta anche di un percorso educativo importante che investe la famiglia e le istituzioni.
Alexandro Tornese, Ruben Perrone     classe 3^ D


giovedì 10 gennaio 2019

RODARI IN SCENA




 
Dopo due mesi di lavoro la mia classe ha messo in scena un spettacolo che prende spunto dal progetto “Raccontiamoci le favole”, incentrato sulla bellezza e sul significato delle favole di Gianni Rodari e con l’accompagnamento musicale di Pino Ingrosso.
Tutto è iniziato il primo ottobre, quando, con la nostra professoressa, ci siamo recati nella biblioteca della scuola dove Daniela, la responsabile del teatro, ci ha parlato di questo progetto.
A dire il vero, molti di noi non hanno apprezzato fin da subito questa iniziativa, sia perché non ci coinvolgeva molto, sia perché ci sembrava un’attività noiosa e anche perché credevamo che non fossimo portati.
Ma pian piano ha cominciato a piacerci, perché Daniela ci ha spiegato tante cose aprendoci “le porte” di questo mondo. Ci ha rivelato, ad esempio, perché il colore viola porta sfortuna agli attori, che il copione è “sacro” per cui se cade bisogna sbatterlo tre volta a terra, pertanto, pian piano, cresceva l’entusiasmo perché ci rendevamo conto che stavamo recitando come attori.
Ma man mano che il tempo passava, i lavori diventavano sempre più frenetici: dai copioni a memoria ai disegni, come dalla scenografia alla musica e al canto delle filastrocche, fino a quando è arrivato il fantastico giorno della recita, il 17 dicembre 2018 che si è rilevato un grande successo.
Anche in questa occasione all'inizio eravamo un vulcano di emozioni che andavano dall’ansia al timore di bloccarci davanti al pubblico, all'euforia, all'impazienza, all'agitazione, e alla paura di essere derisi dalle altre classi, nonché all'imbarazzo di incontrare gli occhi dei nostri genitori.
Ma, cominciando a recitare, abbiamo preso consapevolezza delle nostre curiosità e siamo stati incoraggiati dal fatto che, in questa situazione, eravamo noi gli adulti a raccontare le favole ai nostri genitori, trasformati in “bambini ascoltatori”.
Ci ha colpito il silenzio che li ammutoliva, la loro curiosità e attenzione che li hanno spinti a chiedere il bis.
Solo adesso possiamo capire quanto sia stata importante questa esperienza, proprio grazie alla magica atmosfera che si era creata, che ci ha insegnato ad apprezzare il teatro e vederlo come un mezzo educativo.
Ora che questo progetto è finito, abbiamo tanta nostalgia e vorremmo continuare a fare teatro a scuola perché abbiamo scoperto che questa esperienza ha rinforzato la nostra amicizia, ci ha fatto scoprire la felicità nelle piccole cose e soprattutto che non bisogna avere paura di scrivere ciò che si pensa.

Alunni della 1B



UNA SCRITTRICE PER LA NOSTRA SCUOLA



Sicuramente entusiasmante l’incontro con Lia Levi, autrice del libro ‘Questa sera è già domani’, avvenuto il giorno 14 novembre 2018 con le classi terze. E la nostra scuola, dedicata ad Elisa Springer, anch'ella ebrea, non poteva non essere sensibile al tema delle leggi razziali, delle quali parla proprio questo romanzo, vincitore del premio Strega 2018 e che l’autrice ha vissuto nella propria vita. Pronunciando le prime parole di saluto, la scrittrice ha detto che, quando lei ha diretto il giornale ebraico ‘Shalom’, ha conosciuto proprio il figlio della Springer, in quel periodo recatosi a Roma per chiedere aiuto al suo giornale. E’stato bello conoscere la signora Levi e sapere comebabbia considerato le visite nelle nostre scuole una ‘chiave di volta’, come un filo rosso che da una chiusura ad un incontro iniziato casualmente tanti anni fa. Pertanto, dopo i saluti iniziali della nostra dirigente e dopo l’inno della nostra scuola dal titolo: Non più silenzio, è arrivato il momento in cui, improvvisandoci giornalisti, abbiamo rivolto domande alla nostra ospite. Quello che ci ha colpito subito è stato il garbo con cui rispondeva e questa sua gentilezza pian piano faceva crescere una profonda ammirazione, per cui l’entusiasmo iniziale ha ceduto il posto allo stupore silenzioso, misto al dispiacere per quello che l’autrice ha dovuto vivere in quegli anni. Ed ecco che la realtà storica, che sembra così lontana da noi finché rimane relegata stampata e appiattita su una pagina a libro, si è materializzata, ha preso forma, come se si fosse sollevata in 3D dal testo scritto ed è diventata carne, ossa, pelle e voce di questa signora un po’ in avanti con gli anni, ma che ha ancora un sorriso composto accennato delle labbra. Ci è piaciuto molto il fatto che noi adolescenti siamo riusciti a sorprendere la nostra ospite con le domande che le abbiamo rivolto, tanto che ha voluto tenerle per sé. In quel momento ci siamo sentiti importanti, orgogliosi di noi stessi e ricompensati del tanto impegno che abbiamo messo nel leggere il suo libro. L'autrice ci ha raccomandato di difendere sempre la Libertà, affinché non si debbano riscrivere pagine di storia come quelle che ‘l’Italia è stata costretta a scrivere’. Una giornata sicuramente tra le più simboliche di tutto il nostro soggiorno triennale della scuola Elisa Springer, un’esperienza costruttiva perché ci ha fatto vivere e capire la storia, soprattutto ci ha fatto crescere come individui, in quanto se è vero che ‘la STORIA è maestra di vita’, è anche vero che bisogna avere occhi per saper leggere, orecchie per saper ascoltare e cuore per saperla ‘sentire’ sulla propria pelle.


alunni della 3F

*****************************************************************
Il giorno 14 novembre la nostra scuola ha accolto calorosamente la scrittrice e giornalista di origine ebraica Lia Levi autrice del romanzo ”Questa sera è già domani” vincitore del “Premio Strega Giovani”2018.
Nel suo romanzo Lia Levi racconta la storia di suo marito usando nomi inventati, impersonandolo  in Alessandro ragazzo di otto anni il quale si trova già in quinta elementare. Le maestre lo hanno voluto far anticipare perché in classe si annoia. Sa già tutto. A nove anni si trova già al ginnasio, è un bambino in mezzo a dei pre-adolescenti che lo prendono in giro perché è il più piccolo di tutti. Il suo mondo è la scuola, la preparazione al Bar Mitzvà, suo padre Marc, che si occupa di gioielli, ha il passaporto inglese, ma è nato ad Anversa, sua madre Emilia, invece, è italiana, ed è sempre un po’ rigida e un po’ ansiosa. Con loro, a Genova, vive il nonno, Luigi, il padre di Emilia, rimasto solo dopo la morte di nonna Rachele. A riempire la vita del piccolo Alessandro non mancano gli zii Osvaldo e Wanda, che per Alessandro è come una seconda madre, anzi forse più affettuosa della stessa Emilia. La vita del ragazzo è così scandita in una sua ordinaria e borghese compostezza in una Genova dove si conoscono tutti e dove tutti tengono fede ai propri ruoli e compiti. Ma siamo negli anni del fascismo, appena prima di quelli delle infami leggi razziali e dei turbinosi venti di guerra… E per Alessandro la pace e la quiete stanno per fare posto alla paura e all'insicurezza di un futuro terribile e incerto, che cambieranno la sua esistenza e il modo di concepirla portandolo prima di tutto alla vera maturità intellettuale che invece l’abilità negli studi ancora non gli aveva concesso, e a capire che certi affetti e certi sentimenti possono essere altrettanto profondi e radicati anche se male espressi o semplicemente non espressi, secondo i canoni concepiti da un bambino...
La nostra scuola ha voluto anticipare il giorno della memoria con la sua presenza. Alle nostre domande l'autrice ha risposto con stupore e interesse, spiegandoci come possa un bambino di giovane età salvare la sua vita e anche quella dei suoi cari.

Papadia Melissa, Panico Clarissa, Scalinci  Chiara e Vergallo Francesca 3^D



       


UN MELOGRANO PER UN GIGANTE


 Il giorno 27 settembre noi ragazzi delle classi terze abbiamo partecipato alla piantumazione di un albero di melograno nel cortile antistante la nostra scuola, dedicato al Vescovo Don Tonino Bello, simbolo di pace, giustizia e grandissima generosità.
Già nel precedente anno scolastico era stato dedicato un melograno ad un altro personaggio importante, Renata Fonte, che noi ragazzi avevamo trattato nel nostro percorso sulla Legalità, donna di giustizia e simbolo di coraggio e determinazione, uccisa dalla mafia.
A questo evento ha partecipato oltre alla nostra Dirigente, Don Raffaele Bruno, parroco di Frigole, responsabile regionale di “Libera" che è un’associazione di promozione sociale presieduta da L. Ciotti, che l’ha fondata nel 1995, con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata e di favorire la creazione di una comunità alternativa alle mafie stesse. Fra gli scopi dell’associazione: promuovere i diritti di cittadinanza, la cultura della legalità democratica e la giustizia sociale; valorizzare la memoria delle vittime di mafie; contrastare il dominio mafioso del territorio.
Noi alunni abbiamo ascoltato con grande attenzione Don Raffaele che ha raccontato alcuni aneddoti sulla vita di don Tonino e descritto la grandezza di questo uomo, parroco, vescovo, teologo, scrittore e poeta. Un sacerdote dalle scelte forti e coraggiose, un pastore scomodo, sua la definizione “La Chiesa del grembiule” a testimoniare il dovere, la bellezza, di stare sempre dalla parte degli ultimi. Sempre sua l’ immagine di convivialità delle differenze, cioè predisposizione al dialogo, fatto di ascolto e condivisione. Importanti le sue campagne per il disarmo e l’obiezione di coscienza: soprattutto la marcia pacifica a Sarajevo, di cui fu ispiratore e guida malgrado la malattia che lo consumava. Partito da Ancona insieme a 500 volontari il 7 dicembre 1992 si fece promotore di quella che definiva un’altra Onu, fatta dai popoli. Celebre il discorso tenuto a Sarajevo, città sotto assedio: ”Noi siamo qui - disse - allineati su questa grande idea, quella della non-violenza attiva (…).Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà (…). Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”.
“Qui non è arrivata l’Onu dei potenti, ma l’Onu della base, dei poveri. L’ Onu dei potenti può entrare a Sarajevo fino alle 16. L’ Onu dei poveri si può permettere di entrare anche dopo le 19”.
Nel mezzo del conflitto serbo-bosniaco è riuscito a radunare volontari provenienti da otto Paesi diversi. Un contingente di 496 persone che il 7 dicembre 1992 si sono incontrate ad Ancona per andare in Bosnia. Tra loro c'erano medici, infermieri, giornalisti e anche deputati. Il programma era quello di arrivare in nave a Spalato, in Croazia, per poi muoversi verso Sarajevo e entrare nella città senza la protezione delle forze armate dell'Onu. Il piano riuscì e a nella capitale bosniaca vennero portate in dono anche due ambulanze, una per i Serbi e l'altra per i bosniaci.
Morì pochi mesi dopo, il 20 aprile 1993; e a 25 anni dalla sua scomparsa, lo scorso 20 Aprile, papa Francesco ha voluto ricordarlo con un viaggio nei luoghi in cui don Tonino prestò la sua opera.
Don Raffaele  ci ha spiegato come Don Tonino sia stato un Vescovo che ha rinunciato ai “segni del potere” per dare potere ai segni, cioè scendere in mezzo al popolo dei poveri e dei bisognosi e dare un segno che possa essere imitato da tutti. E’ per questo, dice don Raffaele, che egli voleva una “Chiesa del Grembiule”, la Chiesa del servizio che rinuncia ai privilegi per scendere tra il popolo, tra gli umili.
Don Raffaele ci racconta che lui era un Vescovo molto vicino alla comunità per questo una sera, durante una passeggiata lungo il mare di Molfetta, vide una madre con il suo bambino sfrattati e li accolse senza pensarci nell’Episcopio dove lui viveva e così tanti altri bisognosi.
Don Raffaele ha concluso che dobbiamo tutti noi seguire il suo esempio, essere attivi sul territorio e “ Dobbiamo sporcarci le mani di lavoro. La nostra Costituzione è frutto di un lavoro bellissimo, ogni suo articolo ha un significato civile e profondo. Bisogna prendere esempio dai nostro padri costituenti. Dobbiamo tornare a sognare insieme ”.
E’ stato un momento intenso allietato dalla musica e dalle canzoni del coro d’Istituto e alla fine dopo aver salutato e ringraziato don Raffaele, i collaboratori della nostra scuola hanno piantato l’albero di melograno in un grande vaso, all’ingresso della scuola, simbolo e ricordo di un “Gigante della nuova Evangelizzazione”.

Vergallo Francesca, Scalinci Chiara e Papadia Melissa 3^D.


IN RICORDO DI RENATA FONTE...




Il giorno venerdì 12 ottobre, in una bellissima giornata assolata, si è svolta a Porto Selvaggio "La marcia della legalità", in onore di Renata Fonte, prima donna vittima di mafia. Un evento al quale il nostro Istituto ha partecipato insieme a molti altri Istituti secondari di primo e di secondo grado. Eravamo più di mille, tra studenti, docenti e Dirigenti provenienti dalle 50 scuole della rete del Veliero Parlante. Era presente anche la figlia di Renata Fonte e a guidare il lunghissimo corteo, davanti a tutti, don Raffaele Bruno, referente regionale di Libera, la rete di associazioni che si occupa di promuovere la legalità e di aiutare le vittime di tutte le mafie.

Tutti quanti insieme abbiamo ricordato Renata. Nel 2009, in occasione del 25º anniversario della sua morte, era stata inaugurata al Parco di Porto Selvaggio una stele in memoria dell'impegno civile e politico di questa grande eroina.

Lei, eletta assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Nardò nel 1982, amava la sua terra come fosse una terza figlia e lottò con coraggio contro coloro che volevano trasformare Porto Selvaggio in una colata di cemento. Per questo il 31 marzo 1984 a Nardò due sicari la uccisero con tre colpi di pistola mentre ritornava a tarda sera nella sua abitazione. Oggi un fiore di ibiscus, che lei  amava così tanto e che usava mettere tra i capelli, porta il suo nome. E proprio con tantissimi fiori colorati nelle nostre giovani mani abbiamo marciato tutti insieme lungo le strade che ci hanno condotto al Parco, oggi riserva naturale. Lì con grandissima commozione in ordine uno per uno abbiamo deposto il fiore ai piedi della targa in sua memoria. E’ stato un momento bellissimo ed emozionante aver ricordato Renata, simbolo di coraggio e opposizione a ogni forma di speculazione edilizia, ad un'imprenditoria affamata e perversa che consumava suolo e risorse naturali, beni comuni che non potevano cadere nelle mani di pochi, perché erano e sono patrimonio di tutti.

Un piccolo gesto, il nostro, che diviene memoria e gratitudine.

Tornese Alexandro     classe 3^D



lunedì 7 gennaio 2019

Frantoiotelenews


Il nostro giornalino scolastico è, ormai, una realtà consolidata del nostro Istituto.  Le opportunità formative che esso offre alla nostra comunità scolastica è possibile declinarle in termini di stimoli forti e concreti all’innovazione della didattica, alla costruzione di un curricolo unitario, alla necessaria condivisione tra tutti i docenti di prassi e metodologie da mettere in atto per il raggiungimento di comuni obiettivi. Sì, la realizzazione del “Frantoio”, permette un coinvolgimento e un confronto aperto e dinamico tra tutte le componenti scolastiche, consentendo l’attivazione di un processo formativo avente come centro l’alunno con le sue esigenze, i suoi limiti, le sue potenzialità, ma, soprattutto, con la sua peculiare individualità. Ogni alunno sulle nostre pagine si sente libero di raccontare e raccontarsi, di aprirsi alla creatività, vivendo e rielaborando esperienze, attraverso le proprie sensazioni, le proprie emozioni, il proprio autonomo pensiero. È questo il senso che vogliamo dare a questa esperienza che quest’anno si apre in una nuova veste editoriale e alla quale dedicheremo il nostro impegno e le nostre energie, affinché possa crescere e migliorare negli anni futuri. Il nuovo “Frantoio” sarà sempre di più uno spazio dove ognuno possa esprimere l’orgoglio per l’appartenenza ad una comunità scolastica che si impegna a crescere e progredire fino a divenire vero traino per l’intera comunità sociale.