Il giorno 27 settembre noi ragazzi delle
classi terze abbiamo partecipato alla piantumazione di un albero di melograno
nel cortile antistante la nostra scuola, dedicato al Vescovo Don Tonino Bello,
simbolo di pace, giustizia e grandissima generosità.
Già nel precedente anno scolastico era
stato dedicato un melograno ad un altro personaggio importante, Renata Fonte,
che noi ragazzi avevamo trattato nel nostro percorso sulla Legalità, donna di
giustizia e simbolo di coraggio e determinazione, uccisa dalla mafia.
A questo evento ha partecipato oltre alla
nostra Dirigente, Don Raffaele Bruno, parroco di Frigole, responsabile
regionale di “Libera" che è un’associazione di promozione sociale
presieduta da L. Ciotti, che l’ha fondata nel 1995, con l’intento di
sollecitare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata e di
favorire la creazione di una comunità alternativa alle mafie stesse. Fra gli
scopi dell’associazione: promuovere i diritti di cittadinanza, la cultura della
legalità democratica e la giustizia sociale; valorizzare la memoria delle
vittime di mafie; contrastare il dominio mafioso del territorio.
Noi alunni abbiamo ascoltato con grande
attenzione Don Raffaele che ha raccontato alcuni aneddoti sulla vita di don
Tonino e descritto la grandezza di questo uomo, parroco, vescovo, teologo,
scrittore e poeta. Un sacerdote dalle scelte forti e coraggiose, un pastore
scomodo, sua la definizione “La Chiesa del grembiule” a testimoniare il dovere,
la bellezza, di stare sempre dalla parte degli ultimi. Sempre sua l’ immagine
di convivialità delle differenze, cioè predisposizione al dialogo,
fatto di ascolto e condivisione. Importanti le sue campagne per il disarmo e
l’obiezione di coscienza: soprattutto la marcia pacifica a Sarajevo, di cui fu
ispiratore e guida malgrado la malattia che lo consumava. Partito da Ancona
insieme a 500 volontari il 7 dicembre 1992 si fece promotore di quella che
definiva un’altra Onu, fatta dai popoli. Celebre il discorso tenuto a Sarajevo,
città sotto assedio: ”Noi siamo qui -
disse - allineati
su questa grande idea, quella della non-violenza attiva (…).Noi qui siamo
venuti a portare un germe: un giorno fiorirà (…). Gli eserciti di domani
saranno questi: uomini disarmati”.
“Qui non è arrivata l’Onu dei potenti, ma
l’Onu della base, dei poveri. L’ Onu dei potenti può entrare a Sarajevo fino
alle 16. L’ Onu dei poveri si può permettere di entrare anche dopo le 19”.
Nel mezzo del conflitto serbo-bosniaco è
riuscito a radunare volontari provenienti da otto Paesi diversi. Un contingente
di 496 persone che il 7 dicembre 1992 si sono incontrate ad Ancona per andare
in Bosnia. Tra loro c'erano medici, infermieri, giornalisti e anche deputati.
Il programma era quello di arrivare in nave a Spalato, in Croazia, per poi
muoversi verso Sarajevo e entrare nella città senza la protezione delle forze
armate dell'Onu. Il piano riuscì e a nella capitale bosniaca vennero portate in
dono anche due ambulanze, una per i Serbi e l'altra per i bosniaci.
Morì pochi mesi dopo, il 20 aprile 1993; e
a 25 anni dalla sua scomparsa, lo scorso 20 Aprile, papa Francesco ha voluto
ricordarlo con un viaggio nei luoghi in cui don Tonino prestò la sua opera.
Don Raffaele ci ha spiegato
come Don Tonino sia stato un Vescovo che ha rinunciato ai “segni del potere”
per dare potere ai segni, cioè scendere in mezzo al popolo dei poveri e
dei bisognosi e dare un segno che possa essere imitato da tutti. E’ per questo,
dice don Raffaele, che egli voleva una “Chiesa del Grembiule”, la Chiesa del
servizio che rinuncia ai privilegi per scendere tra il popolo, tra gli umili.
Don Raffaele ci racconta che lui era un
Vescovo molto vicino alla comunità per questo una sera, durante una passeggiata
lungo il mare di Molfetta, vide una madre con il suo bambino sfrattati e li
accolse senza pensarci nell’Episcopio dove lui viveva e così tanti altri
bisognosi.
Don Raffaele ha concluso che dobbiamo
tutti noi seguire il suo esempio, essere attivi sul territorio e “ Dobbiamo
sporcarci le mani di lavoro. La nostra Costituzione è frutto di un lavoro
bellissimo, ogni suo articolo ha un significato civile e profondo. Bisogna
prendere esempio dai nostro padri costituenti. Dobbiamo tornare a sognare
insieme ”.
E’ stato un momento intenso allietato
dalla musica e dalle canzoni del coro d’Istituto e alla fine dopo aver salutato
e ringraziato don Raffaele, i collaboratori della nostra scuola hanno piantato
l’albero di melograno in un grande vaso, all’ingresso della scuola, simbolo e
ricordo di un “Gigante della nuova Evangelizzazione”.
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